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Harry Potter, de J.K. Rowling

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            # BENE E MALE
            # DONI
            # FORMAZIONE
            # DISOBBEDIENZA
            # MAGIA


           
            Harry Potter è un predestinato: ha una cicatrice a forma di saetta sulla fronte e provoca strani fenomeni, come quello di farsi ricrescere in una notte i capelli inesorabilemte tagliati dai perfidi zii. Ma solo in occasione del suo undicesimo compleanno gli si rivelano la sua natura e il suo destino, e il mondo misterioso cui di diritto appartiene: viene chiamato alla scuola di Magia di Hogwards. E' lì che scoprirà la verità sui suoi genitori e ingaggerà una guerra con il terribile Voldemort, supportato (e a volte ostacolato) da amici ed insegnanti, protagonisti assieme a lui di molteplici avventure.





            Come un filo rosso il tema della disobbedienza corre lungo tutti i 7 libri. Inizialmente Harry disobbedisce agli zii che lo maltrattano, facendo in modo che il lettore passi immediatamente dalla parte di questo bambino senza genitori costretto a vivere in un sottoscala, tormentato dalle angherie del cugino e dall'ignoranza degli adulti "babbani". Questa disobbedienza è assolutamente giustificata: c'è subito empatia con il protagonista.
            Più tardi, quando finalmente Harry trova accoglienza alla scuola di Magia di Hogwards ed iniziano le avventure, vediamo che il carattere del ragazzo è effettivamente quello di un ribelle: difficilmente ascolta le raccomandazioni dei professori o degli amici.

            Certo è che l'atteggiamento di infrangere le regole lo porta a ritrovare la pietra filosofale, a scoprire la camera dei segreti, a vincere il calice d'oro.. e infine a sconfiggere il malefico Voldemort: insomma, la ribellione alle regole fa di Harry Potter un eroe. Ciò che egli dimostra a se stesso, agli adulti e agli amici è che uscire dal seminato e avere le spalle coperte da una buona dose di coraggio, intelligenza e fortuna porta alla vittoria.
            Addirittura la sua "disobbedienza" trova il suo apice nella ribellione: Harry si fa capo della costituzione di un esercito, "l'esercito di Silente": un gruppo di ragazzi "armato" di magia, che si organizza con l'autoformazione per sconfiggere le forze del male.

            Harry Potter, da vero ribelle addirittura non finisce il percorso di studi e diventa così una sorta di Che Guevara del mondo magico, un partigiano di Hogwards: è un combattente, si nasconde, è latitante, c'è una taglia sulla sua testa. Agisce nell'ombra e fa proseliti. Addirittura una emittente radio lo sostiene (il riferimento a Radio Londra è chiaro).
            Harry dunque incarna un modello di adolescente intelligente, furbo, coraggioso, impulsivo e arrogante. Nelle ultime avventure Harry risulta anche antipatico, schivo ed egocentrico. Perchè piace ancora?
            Perchè è un vincente.
            E la disobbedienza è un passaggio fondamentale nella fase di crescita per capire quali dovranno essere i propri limiti.
            La disobbedienza è un diritto di espressione e di ricerca.
            É fondamentale in fase di crescita ingaggiare una battaglia con la propria guida (la famiglia solitamente, Silente e Sirius Black nel caso di Harry) per scoprire cosa è giusto e cosa è sbagliato, per formare la propria presa di coscienza nella capacità di decisione.

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