nicoletta lissoni
Dopo la laurea in Filosofia e dopo aver lavorato con adolescenti in condizioni di particolare disagio, diventa bibliotecaria de incomincia a sperimentare il potenziale delle storie come dispositivi di crescita e aggregazione. Continua allora la propria formazione nell’ambito della pedagogia della lettura e della narrazione non trascurando l’amore per le pratiche filosofiche e di comunità che le ha fatto conseguire la qualifica di “Practitioner in Philosophy with Children”. Da oltre quindici anni e sul basso continuo degli intrecci con Marilena Cortesini e Luca Ferrieri, tiene incontri e laboratori sulla lettura rivolti ad adolescenti e giovani adulti e, in questa veste, ha attraversato le aule di scuole superiori, biblioteche e librerie. Ha tenuto corsi di aggiornamento per bibliotecari ed insegnanti sui gruppi di lettura, sulle strategie per accendere il fuoco delle storie e diffondere il contagio, in particolar modo tra le giovani generazioni. Ha partecipato, in qualità di relatrice, a tavole rotonde e convegni tra i quali Ecco s’avanza uno strano lettore. Gruppi di lettura e biblioteche pubbliche in Italia e in Europa tenutosi a Cologno Monzese nel 2012. Le sue attività a carattere laboratoriale sono state inserite, come esempi di buone pratiche, nel volume La biblioteca che piace ai ragazzi e un suo articolo su questi temi è comparso in "Biblioteche oggi", rivista mensile di informazione professionale che si rivolge ai bibliotecari e al mondo delle biblioteche.
Come ti chiami e da dove vieni?
Mi chiamo Nicoletta Lissoni, sono nata in Brianza (Lombardia, Italia) dove vivo.
Che mestiere fai? In che cosa consiste?
Qual è la tua relazione con Il mondo della lettura e della letteratura giovanile?
Lavoro in biblioteca da molti anni ma amo definirmi “bibliotecaria per caso”. A differenza di molti miei colleghi, non ho mai sognato di eleggere la biblioteca a mio luogo di lavoro. Ho sempre voluto, questo sì, stare in mezzo ai libri, circondarmi di parole e storie, cercare tra le righe sollecitazioni, turbamenti, ripari, fremiti, occhi nuovi per guardare il mondo. Dopo gli studi, la mia strada si è accidentalmente incrociata con quella delle biblioteche ma è solo approdando a Cologno Monzese che ho messo a fuoco quella che è diventata un’autentica passione: lavorare con gli adolescenti e i giovani adulti utilizzando il tramite delle storie per addentrarsi nei territori dell’immaginario, per accendere la meraviglia e “gettare un sasso nello stagno”. A Cologno ho anche scoperto quanto può essere intrigante continuare a studiare ed approfondire le questioni relative alle pratiche di lettura in tutte le loro molteplici declinazioni.
Pensi che i giovani leggano? Si /No? Perché?
Assolutamente sì, anche se a volte in maniera oserei dire inconsapevole o con modalità che noi adulti fatichiamo a ricondurre nei tracciati della tradizione. Cerco di spiegarmi: quando incontro ragazze e ragazzi della scuola superiore chiedo sempre: “Secondo voi i ragazzi della vostra età leggono? E la risposta spesso è: “ No, abbiamo poco tempo” oppure “E’ da sfigati”, “ E’ una palla, è noioso” ma poi approfondendo scopri che leggono (e producono) funfiction, che attingono contenuti e informazioni dalla rete, che frequentano la saggistica ( ho una nipote che si è sempre dichiarata, anche con un certo orgoglio, “non lettrice” ma poi ha divorato pagine e pagine di saggi sulla Fisica...). E’ evidente, allora, che la risposta alla mia provocazione si riferisce prevalentemente alle letture scolastiche, quelle che per definizione sono legate alla fatica e al dovere. A me piace moltissimo prendere metaforicamente questi ragazzi per mano e lavorare sulla lettura come se questa fosse un campo da gioco: se ne conosci le regole, se ti alleni con costanza, puoi giocare delle partite memorabili!
Che cosa leggono allora questi ragazzi?
Certamente pochi fumetti, manga, graphic novel che, contrariamente a quel che si può pensare, richiedono abilità di decodifica piuttosto raffinate. Ogni volta che incontro una classe cerco di proporli ma mi rendo conto che la fascinazione è momentanea e non si traduce quasi mai nella nascita di un autentico interesse.
Se penso alle letture non imposte dalla scuola ma scelte autonomamente dai ragazzi mi vengono in mente biografie di cantanti o di sportivi, molti fantasy, qualche libro d’arte, romanzi o racconti che ruotano attorno a nuclei tematici che amo definire “ad alta densità emotiva” (passione, trasgressione, identità sessuale, rabbia, violenza, follie d’amore, solo per citarne alcuni). La qualità letteraria non mi pare essere dirimente nella scelta, almeno nella maggioranza dei casi. Poi ci sono le eccezioni, ragazze e ragazzi che affinano lo sguardo su una descrizione, sulla caratterizzazione di un personaggio, su un accostamento di aggettivi. Ma sono eccezioni.
Che cosa fai per promuovere la lettura tra i giovani?
L’incontro con i ragazzi avviene sia in contesti istituzionali (l’incontro con le classi che aderiscono alle proposte della biblioteca) che in situazioni più informali.
Se l’obiettivo è accompagnare i giovani in un processo di “costruzione del lettore” (per citare il titolo di un bellissimo numero della rivista di Hamelin) credo sia poco utile affidarsi solo alla logica dell’evento che spettacolarizza l’atto della lettura ma non consegna nessuno strumento da poter utilizzare “nel chiuso della propria stanza”. Trovo molto più interessante custodire e tutelare quello che avviene nei momenti destrutturati, a margine degli incontri con la classe. Spesso i ragazzi si avvicinano, ci interpellano come lettori adulti, qualche volta mettono allo scoperto le proprie passioni, testano le nostre conoscenze, si mettono in gioco. E’ quello il terreno più fertile, è lì che tento di stabilire i primi contatti. Mi capita anche di intercettare ragazze e ragazzi mentre transitano in biblioteca (dove magari sono venuti per il rituale “approvvigionamento scolastico” o per fare incetta di “junk books”) e di provare ad agganciarli con una battuta; magari la prima volta cade nel vuoto ma poi imparano a riconoscerti come un potenziale alleato. Nel corso di tutti questi anni mi sono resa conto che l’ attenzione alla dimensione della relazione è fondamentale perchè consente un avvicinamento non invasivo. E poi c’è l’attitudine cosiddetta “controeducativa”, il desiderio di avviare una relazione rispettosa, improntata al rispetto reciproco e all’ascolto autentico.
Cosa chiedono – cercano i ragazzi?
Cercano un adulto autorevole e competente anche in biblioteca, non un amico. Un adulto che prometta solo ciò che può mantenere, che si ponga in atteggiamento non giudicante e che sia pronto a mettersi in gioco. E’ incredibile verificare come, poste queste condizioni, i ragazzi siano disponibili a confrontarsi su letture, visioni, ascolti.
In questo senso i GRUPPI DI LETTURA sono uno degli esercizi di dialogo in cui ho più creduto e nel quale ho imparato davvero molto.
Ci racconti come sei arrivata ad aprire un Gruppo di Lettura per ragazzi?
A Cologno Monzese (MI) mi collocavo in una lunga tradizione di GDL per adulti: Luca Ferrieri e Marilena Cortesini avevano avviato uno dei primi gruppi di lettura in Italia tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, accompagnando questa attività con una costante ricerca teorica. E’ stato naturale dunque immaginare qualcosa di simile per i più giovani. Così, grazie anche all’aiuto di un collega preparatissimo in ambito musicale, ho potuto far partire un gruppo di lettura per ragazze e ragazzi tra i 15 e i 20 anni. Ci si trovava in biblioteca, a biblioteca chiusa, e tra una pizzetta, una torta salata e un sacco di patatine si discuteva, qualche volta animatamente, di un libro, un film, una poesia, un concept album, legati a tematiche precedentemente individuate, dalla follia all’amore, dalla giustizia alla libertà, ecc.. L’intuizione giusta credo sia stata proprio questa perchè ha consentito a molti ragazzi, ognuno con il proprio bagaglio di storie e di capacità di lettura, di mettere in comune l’immaginario, di smontare i pregiudizi e magari scoprire una “corrispondenza d’amorosi sensi” proprio con un libro che altrimenti non avrebbero mai considerato.
Cosa è significato declinare un Gruppo di lettura per adulti in uno per ragazzi?
E’ stato possibile usare le stesse modalità?
Gli adolescenti sono soggetti in formazione, hanno urgenze emotive e di relazione diverse da quelle degli adulti. Sono in affanno per la scelta della scuola, stanno cercando il proprio posto nel mondo, stanno definendo la propria identità sessuale e stanno mettendo alla prova la capacità di lasciare un segno, una traccia. Mi è subito stato chiaro che non avrei potuto proporre lo stesso modello di gdl utilizzato con gli adulti.
Ho incominciato a documentarmi, a leggere tutto quello che mi avrebbe permesso di mettere a fuoco il rapporto tra adolescenti e lettura. Ho usato svariate lenti di ingrandimento (pedagogica, psicologica, ecc.).
Nel frattempo, alla mia riflessione teorica si sono intrecciate le sollecitazioni dei ragazzi che frequentavano la biblioteca e con i quali avevo stabilito una relazione di fiducia.
Ho iniziato ad immaginare che fosse possibile mostrare agli adolescenti come le storie sappiano offrire un riparo, una zona franca, un’occasione di nutrimento ma anche di spaesamento, la possibilità di sperimentare anche le proprie zone oscure e buie ma in sicurezza. Dico così forse perché le storie sono state anche questo per me, soprattutto in adolescenza. Messo a fuoco questo desiderio, dovevo trovare il modo per realizzarlo ed ho iniziato a tessere dei fili.
Ricordo Salvatore, mio primo alleato, un ragazzo che frequentava la biblioteca fermandosi ogni tanto a scambiare due chiacchiere con me, che un giorno mi ha detto, “Sai che questa cosa che mi dici mi interessa? Di trovarci e discutere delle storie?”
“Come possiamo fare?” ho ribadito. Lui si è attivato. Aveva 15 anni, e mi disse “io faccio il PR per un locale, provo a fare la stessa cosa per la biblioteca. Faccio una prova di bigliettino da visita, te lo faccio vedere.”
Ha raccolto 7, 8 ragazzi in questo modo- anche se lui si aspettava di più. Tutto attraverso il passaparola. Così è nato il primo embrione del gruppo.
Il GDL è stato un meraviglioso esperimento, un luogo volutamente di transito: chi voleva partecipava con le proprie modalità e senza obblighi, non volevo che fosse un impegno paragonabile a quello di un lavoro o della scuola.
Volevo e vorrei che fosse uno spazio di partecipazione libera, di confronto e di scontro, uno spazio dove potersi permettere anche delle stroncature pesantissime, dove sperimentare il piacere di stare ad ascoltare anche senza aver letto, dove uscire allo scoperto e dichiarare con orgoglio le proprie posizioni, dove il giudizio, il voto, la recensione colta, sono banditi – ed adesso che sto sperimentando questo modello con un GDL per adulti, vedo che funziona anche con loro.
I ragazzi sono degli interlocutori importanti, preziosissimi, mi hanno aperto e continuano ad aprirmi possibili percorsi di indagine. Mi sorprendono spesso.
Potresti farci qualche esempio di buone pratiche di promozione della lettura giovanile?
Puoi indicarmi un referente un preciso?
C’è un panorama molto variegato di buone pratiche che hanno però come destinatari ragazze e ragazzi fino ai 13 anni. Per i giovani che frequentano le scuole superiori purtroppo c’è ancora molto da fare. Segnalerei, tra gli altri:
-Hamelin– tutto quello che fanno– da controllare- guardare- seguire – in particolar modo potrei citare del gruppo Nicola Galli Laforest– Giordana Piccinini
-Qualcunoconcuicorrere, blog di Matteo Biagi e dei suoi ragazzi
-Il festival Mare di libri di Rimini
- Equilibri - Gabriela Zucchini (che ha portato Chambers in Italia)
- Simonetta Bitasi – attenta a tutto ciò che si muove in questo settore, in special modo attenta all’universo dei gruppi di lettura
Ma anche il Sistema Bibliotecario Bresciano con il progetto Libernauta e il Sistema bibliotecario di Fossano con ImBookiamoci.
Rispetto alla promozione della lettura giovanile, di cosa senti la mancanza?
Di una interlocuzione, non episodica ma strutturata, con i diretti interessati. Sono dotati di grande senso critico e di un personalissimo modo di intendere e godere la lettura ma noi li releghiamo sempre in una condizione di minore età senza accorgerci che proprio da lì provengono le sollecitazioni più interessanti.
Ma sento anche la mancanza di un gruppo di lavoro di adulti, a vario titolo impegnati a sondare il rapporto tra ragazzi e lettura. Mi piacerebbe un tavolo di riflessione teorica che metta in circolo idee, esperienze, sperimentazioni. E attorno a questo tavolo farei sedere educatori, bibliotecari, librai, scrittori, insegnanti, pedagogisti, sociologi.
Tante volte uno se la canta e se la suona da solo.
Io ho avuto la fortuna di potermi sempre confrontare con Luca Ferrieri e Marilena Cortesini. Mi veniva un’idea, gliela sottoponevo e loro mi aiutavano a definirne limiti e potenzialità in uno scambio per me sempre molto fruttuoso.
Link correlati per saperne di più
https://www.YouTube.com/watch?v=F9f6U-cQ3₄
Intervento di Nicoletta Lissoni sui Gruppi di Lettura, all’interno del convegno “Ecco s’avanza uno strano lettore” che si è tenuto a Cologno Monzese il 10 novembre 2012.
http://www.biblioteca.colognomonzese.mi.it/index2.php?consez=librivori&page=gdlconvegno
Come ti chiami e da dove vieni?
Mi chiamo Nicoletta Lissoni, sono nata in Brianza (Lombardia, Italia) dove vivo.
Che mestiere fai? In che cosa consiste?
Qual è la tua relazione con Il mondo della lettura e della letteratura giovanile?
Lavoro in biblioteca da molti anni ma amo definirmi “bibliotecaria per caso”. A differenza di molti miei colleghi, non ho mai sognato di eleggere la biblioteca a mio luogo di lavoro. Ho sempre voluto, questo sì, stare in mezzo ai libri, circondarmi di parole e storie, cercare tra le righe sollecitazioni, turbamenti, ripari, fremiti, occhi nuovi per guardare il mondo. Dopo gli studi, la mia strada si è accidentalmente incrociata con quella delle biblioteche ma è solo approdando a Cologno Monzese che ho messo a fuoco quella che è diventata un’autentica passione: lavorare con gli adolescenti e i giovani adulti utilizzando il tramite delle storie per addentrarsi nei territori dell’immaginario, per accendere la meraviglia e “gettare un sasso nello stagno”. A Cologno ho anche scoperto quanto può essere intrigante continuare a studiare ed approfondire le questioni relative alle pratiche di lettura in tutte le loro molteplici declinazioni.
Pensi che i giovani leggano? Si /No? Perché?
Assolutamente sì, anche se a volte in maniera oserei dire inconsapevole o con modalità che noi adulti fatichiamo a ricondurre nei tracciati della tradizione. Cerco di spiegarmi: quando incontro ragazze e ragazzi della scuola superiore chiedo sempre: “Secondo voi i ragazzi della vostra età leggono? E la risposta spesso è: “ No, abbiamo poco tempo” oppure “E’ da sfigati”, “ E’ una palla, è noioso” ma poi approfondendo scopri che leggono (e producono) funfiction, che attingono contenuti e informazioni dalla rete, che frequentano la saggistica ( ho una nipote che si è sempre dichiarata, anche con un certo orgoglio, “non lettrice” ma poi ha divorato pagine e pagine di saggi sulla Fisica...). E’ evidente, allora, che la risposta alla mia provocazione si riferisce prevalentemente alle letture scolastiche, quelle che per definizione sono legate alla fatica e al dovere. A me piace moltissimo prendere metaforicamente questi ragazzi per mano e lavorare sulla lettura come se questa fosse un campo da gioco: se ne conosci le regole, se ti alleni con costanza, puoi giocare delle partite memorabili!
Che cosa leggono allora questi ragazzi?
Certamente pochi fumetti, manga, graphic novel che, contrariamente a quel che si può pensare, richiedono abilità di decodifica piuttosto raffinate. Ogni volta che incontro una classe cerco di proporli ma mi rendo conto che la fascinazione è momentanea e non si traduce quasi mai nella nascita di un autentico interesse.
Se penso alle letture non imposte dalla scuola ma scelte autonomamente dai ragazzi mi vengono in mente biografie di cantanti o di sportivi, molti fantasy, qualche libro d’arte, romanzi o racconti che ruotano attorno a nuclei tematici che amo definire “ad alta densità emotiva” (passione, trasgressione, identità sessuale, rabbia, violenza, follie d’amore, solo per citarne alcuni). La qualità letteraria non mi pare essere dirimente nella scelta, almeno nella maggioranza dei casi. Poi ci sono le eccezioni, ragazze e ragazzi che affinano lo sguardo su una descrizione, sulla caratterizzazione di un personaggio, su un accostamento di aggettivi. Ma sono eccezioni.
Che cosa fai per promuovere la lettura tra i giovani?
L’incontro con i ragazzi avviene sia in contesti istituzionali (l’incontro con le classi che aderiscono alle proposte della biblioteca) che in situazioni più informali.
Se l’obiettivo è accompagnare i giovani in un processo di “costruzione del lettore” (per citare il titolo di un bellissimo numero della rivista di Hamelin) credo sia poco utile affidarsi solo alla logica dell’evento che spettacolarizza l’atto della lettura ma non consegna nessuno strumento da poter utilizzare “nel chiuso della propria stanza”. Trovo molto più interessante custodire e tutelare quello che avviene nei momenti destrutturati, a margine degli incontri con la classe. Spesso i ragazzi si avvicinano, ci interpellano come lettori adulti, qualche volta mettono allo scoperto le proprie passioni, testano le nostre conoscenze, si mettono in gioco. E’ quello il terreno più fertile, è lì che tento di stabilire i primi contatti. Mi capita anche di intercettare ragazze e ragazzi mentre transitano in biblioteca (dove magari sono venuti per il rituale “approvvigionamento scolastico” o per fare incetta di “junk books”) e di provare ad agganciarli con una battuta; magari la prima volta cade nel vuoto ma poi imparano a riconoscerti come un potenziale alleato. Nel corso di tutti questi anni mi sono resa conto che l’ attenzione alla dimensione della relazione è fondamentale perchè consente un avvicinamento non invasivo. E poi c’è l’attitudine cosiddetta “controeducativa”, il desiderio di avviare una relazione rispettosa, improntata al rispetto reciproco e all’ascolto autentico.
Cosa chiedono – cercano i ragazzi?
Cercano un adulto autorevole e competente anche in biblioteca, non un amico. Un adulto che prometta solo ciò che può mantenere, che si ponga in atteggiamento non giudicante e che sia pronto a mettersi in gioco. E’ incredibile verificare come, poste queste condizioni, i ragazzi siano disponibili a confrontarsi su letture, visioni, ascolti.
In questo senso i GRUPPI DI LETTURA sono uno degli esercizi di dialogo in cui ho più creduto e nel quale ho imparato davvero molto.
Ci racconti come sei arrivata ad aprire un Gruppo di Lettura per ragazzi?
A Cologno Monzese (MI) mi collocavo in una lunga tradizione di GDL per adulti: Luca Ferrieri e Marilena Cortesini avevano avviato uno dei primi gruppi di lettura in Italia tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, accompagnando questa attività con una costante ricerca teorica. E’ stato naturale dunque immaginare qualcosa di simile per i più giovani. Così, grazie anche all’aiuto di un collega preparatissimo in ambito musicale, ho potuto far partire un gruppo di lettura per ragazze e ragazzi tra i 15 e i 20 anni. Ci si trovava in biblioteca, a biblioteca chiusa, e tra una pizzetta, una torta salata e un sacco di patatine si discuteva, qualche volta animatamente, di un libro, un film, una poesia, un concept album, legati a tematiche precedentemente individuate, dalla follia all’amore, dalla giustizia alla libertà, ecc.. L’intuizione giusta credo sia stata proprio questa perchè ha consentito a molti ragazzi, ognuno con il proprio bagaglio di storie e di capacità di lettura, di mettere in comune l’immaginario, di smontare i pregiudizi e magari scoprire una “corrispondenza d’amorosi sensi” proprio con un libro che altrimenti non avrebbero mai considerato.
Cosa è significato declinare un Gruppo di lettura per adulti in uno per ragazzi?
E’ stato possibile usare le stesse modalità?
Gli adolescenti sono soggetti in formazione, hanno urgenze emotive e di relazione diverse da quelle degli adulti. Sono in affanno per la scelta della scuola, stanno cercando il proprio posto nel mondo, stanno definendo la propria identità sessuale e stanno mettendo alla prova la capacità di lasciare un segno, una traccia. Mi è subito stato chiaro che non avrei potuto proporre lo stesso modello di gdl utilizzato con gli adulti.
Ho incominciato a documentarmi, a leggere tutto quello che mi avrebbe permesso di mettere a fuoco il rapporto tra adolescenti e lettura. Ho usato svariate lenti di ingrandimento (pedagogica, psicologica, ecc.).
Nel frattempo, alla mia riflessione teorica si sono intrecciate le sollecitazioni dei ragazzi che frequentavano la biblioteca e con i quali avevo stabilito una relazione di fiducia.
Ho iniziato ad immaginare che fosse possibile mostrare agli adolescenti come le storie sappiano offrire un riparo, una zona franca, un’occasione di nutrimento ma anche di spaesamento, la possibilità di sperimentare anche le proprie zone oscure e buie ma in sicurezza. Dico così forse perché le storie sono state anche questo per me, soprattutto in adolescenza. Messo a fuoco questo desiderio, dovevo trovare il modo per realizzarlo ed ho iniziato a tessere dei fili.
Ricordo Salvatore, mio primo alleato, un ragazzo che frequentava la biblioteca fermandosi ogni tanto a scambiare due chiacchiere con me, che un giorno mi ha detto, “Sai che questa cosa che mi dici mi interessa? Di trovarci e discutere delle storie?”
“Come possiamo fare?” ho ribadito. Lui si è attivato. Aveva 15 anni, e mi disse “io faccio il PR per un locale, provo a fare la stessa cosa per la biblioteca. Faccio una prova di bigliettino da visita, te lo faccio vedere.”
Ha raccolto 7, 8 ragazzi in questo modo- anche se lui si aspettava di più. Tutto attraverso il passaparola. Così è nato il primo embrione del gruppo.
Il GDL è stato un meraviglioso esperimento, un luogo volutamente di transito: chi voleva partecipava con le proprie modalità e senza obblighi, non volevo che fosse un impegno paragonabile a quello di un lavoro o della scuola.
Volevo e vorrei che fosse uno spazio di partecipazione libera, di confronto e di scontro, uno spazio dove potersi permettere anche delle stroncature pesantissime, dove sperimentare il piacere di stare ad ascoltare anche senza aver letto, dove uscire allo scoperto e dichiarare con orgoglio le proprie posizioni, dove il giudizio, il voto, la recensione colta, sono banditi – ed adesso che sto sperimentando questo modello con un GDL per adulti, vedo che funziona anche con loro.
I ragazzi sono degli interlocutori importanti, preziosissimi, mi hanno aperto e continuano ad aprirmi possibili percorsi di indagine. Mi sorprendono spesso.
Potresti farci qualche esempio di buone pratiche di promozione della lettura giovanile?
Puoi indicarmi un referente un preciso?
C’è un panorama molto variegato di buone pratiche che hanno però come destinatari ragazze e ragazzi fino ai 13 anni. Per i giovani che frequentano le scuole superiori purtroppo c’è ancora molto da fare. Segnalerei, tra gli altri:
-Hamelin– tutto quello che fanno– da controllare- guardare- seguire – in particolar modo potrei citare del gruppo Nicola Galli Laforest– Giordana Piccinini
-Qualcunoconcuicorrere, blog di Matteo Biagi e dei suoi ragazzi
-Il festival Mare di libri di Rimini
- Equilibri - Gabriela Zucchini (che ha portato Chambers in Italia)
- Simonetta Bitasi – attenta a tutto ciò che si muove in questo settore, in special modo attenta all’universo dei gruppi di lettura
Ma anche il Sistema Bibliotecario Bresciano con il progetto Libernauta e il Sistema bibliotecario di Fossano con ImBookiamoci.
Rispetto alla promozione della lettura giovanile, di cosa senti la mancanza?
Di una interlocuzione, non episodica ma strutturata, con i diretti interessati. Sono dotati di grande senso critico e di un personalissimo modo di intendere e godere la lettura ma noi li releghiamo sempre in una condizione di minore età senza accorgerci che proprio da lì provengono le sollecitazioni più interessanti.
Ma sento anche la mancanza di un gruppo di lavoro di adulti, a vario titolo impegnati a sondare il rapporto tra ragazzi e lettura. Mi piacerebbe un tavolo di riflessione teorica che metta in circolo idee, esperienze, sperimentazioni. E attorno a questo tavolo farei sedere educatori, bibliotecari, librai, scrittori, insegnanti, pedagogisti, sociologi.
Tante volte uno se la canta e se la suona da solo.
Io ho avuto la fortuna di potermi sempre confrontare con Luca Ferrieri e Marilena Cortesini. Mi veniva un’idea, gliela sottoponevo e loro mi aiutavano a definirne limiti e potenzialità in uno scambio per me sempre molto fruttuoso.
Link correlati per saperne di più
https://www.YouTube.com/watch?v=F9f6U-cQ3₄
Intervento di Nicoletta Lissoni sui Gruppi di Lettura, all’interno del convegno “Ecco s’avanza uno strano lettore” che si è tenuto a Cologno Monzese il 10 novembre 2012.
http://www.biblioteca.colognomonzese.mi.it/index2.php?consez=librivori&page=gdlconvegno