Ho trovato la lettura di Wonder alquanto fuori target per il progetto che stiamo sviluppando.
E' decisamente un libro per bambini di 10/11 anni nonostante sia promosso per 10/13 e a volte anche per i 14/15. D’altronde il mercato a volte spinge su altri target per aumentare le vendite. Per quanto riguarda il racconto, fatta salva la genialità di destinare i vari capitoli al punto di vista di personaggi diversi, ho trovato il modo di presentare i contenuti a volte persino banale. Senza dubbio si tratta di una bella favola per ragazzi che affronta le tematiche della diversità e del bullismo, cosa di per se pregevole, ma lo fa in modo, a mio avviso, troppo semplicistico. Ciò che più mi ha colpito è la continua presenza della parola "popolare". Per tutto il romanzo si fa continuo riferimento ai gruppi di ragazzi/e più popolari che sono ovviamente i ragazzi/e più belli, più alla moda, ma non per forza coloro che ottengono i migliori risultati a scuola. Il fatto che quasi tutti i personaggi ambiscano a far parte di questo ristretto gruppo, fa pensare a quale sia la cultura in cui siamo immersi, ovvero quella dell'apparire più che dell'essere. Risulta ovvio quindi che August, il protagonista, data la sua diversità, si trovi escluso, emarginato, isolato dagli altri in una situazione che già di per sé, ahinói, lo sarebbe normalmente. Il protagonista però, nonostante la sua malformazione, vive in una gabbia dorata, con una famiglia perfetta, genitori perfetti, una sorella perfetta, amici perfetti, in una scuola perfetta con insegnanti e un preside talmente perfetti da far sembrare tutto "perfettamente" irreale. Per 287 pagine non accade nulla. Per trovare un po' di emozione dobbiamo aspettare la dipartita del cane di famiglia o al massimo la scorribanda notturna durante la gita scolastica. Ma sempre, sempre, sempre tutto si risolve con un abbraccio, un sorriso o un pugno ben assestato al cattivo di turno, che per inciso non ha diritto a redenzione alcuna; il "cattivo" viene punito con l'allontanamento dalla scuola, senza che vi sia per lui la possibilità di riconoscere o rimediare ai mali commessi. Non c'è, nel libro, il suo punto di vista (a quanto pare questo accade nel sequel "il libro di Julian" che, ammetto, non ho letto), come non c'è nemmeno quello di nessun adulto… peccato, poteva essere una possibilità. Certo è che con questo "escamotage" dei punti di vista, l'autrice si è garantita una lunga sequenza di best seller sfruttando l'infinito vortice del relativismo in cui tutti siamo, come diceva il buon Pirandello, uno, nessuno e centomila. Ho trovato questo libro troppo politicamente corretto, un inno alla gentilezza, che di per se sarebbe una strada da percorrere quotidianamente per tutti noi ma nel libro è portata all'esasperazione. Tutti si vogliono bene, August vive in una famiglia dove, nonostante il dramma che l'ha colpita, nessuno da segni di cedimento, tutto viene vissuto come in una bolla, non ci sono liti, scontri, in una parola, non esiste il "conflitto". Il paragone mi è venuto immediato con un altro libro: "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte", dove il protagonista è un ragazzino autistico, con alle spalle una famiglia disgregata e un ambiente feroce, che gli danno filo da torcere. Se è pur vero che si tratta di un altro target (14/15 anni) qui, anche se la storia può sembrare inverosimile, il conflitto è presente di continuo e penso che il "conflitto", all'interno di una storia sia la base per creare interesse verso la stessa. Va dato atto però all'autrice di avere riportato alla luce un argomento che da un po' era sopito, di avere creato un personaggio che per la sua tenerezza e gentilezza si fa amare nonostante la trama. August non lascia indifferenti, la sua intelligenza, la sua autoironia, la sua forza di volontà te le ritrovi comunque attaccate addosso. Insomma, un bel personaggio in una storia troppo mediocre per essere alla sua altezza.
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Noviembre 2019
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